IntroduzioneLa motivazione di questo lavoro è nata dal proseguimento del corso di Psicosociologia della devianza (soprattutto la parte che tratta il Paradigma sociale). L’ipotesi della Scuola di Chicago che tratta la devianza e disorganizzazione sociale mi ha spinto di riflettere sulla situazione sociale della mia città di nascita, per quale storia e situazione oggi, più o meno tende a confermare quanto detto dalla teoria di questa scuola.
Il compito di questo articolo è quello di esaminare gli effetti della disorganizzazione sociale sulle famiglia che vivono nelle baraccopoli della città, e di vedere come questi effetti incidono sul comportamento dei ragazzi e conseguentemente sulla popolazione generale. Il lavoro, dunque, poggia sulla seguente ipotesi: la disorganizzazione sociale è la causa della delinquenza nella baraccopoli di Korogocho in Nairobi.
A questo proposito, è possibile chiedersi che cosa si intende per “la disorganizzazione sociale”; e quali sono gli effetti di questa disorganizzazione. Come vedremmo nel lavoro, ipotizziamo che si possono vedere tre maggiore fenomeni che risultano da essa, perché si consideriamo la disorganizzazione come un fattore di rischio che può favorire una società che ha dei; ragazzi a rischio, ragazzi disadattati e i ragazzi delinquente. Sono queste tre realtà o fenomeni che riferiamo in questo lavoro come la delinquenza, anche se sappiamo non si tratta di una relazione casuale; cioè la disorganizzazione sociale come l’indiscutibile causa della delinquenza.
Riteniamo però, che la disorganizzazione può favorire, (come ha fatto nel caso di Korogocho), la delinquenza. Quindi cercheremo di elaborare in questo lavoro il significato di ognuno di questi termini soprannominati, e di mostrare in quale maniera sono risultati o effetti della disorganizzazione sociale.
Il lavoro consisterà tre capitoli, ai fini di giustificare quello che abbiamo ipotizzato sopra. Il primo capitolo riguarda la descrizione generale della città di Nairobi, la sua nascita, divisioni, problemi attenenti e come questi influiscono sulla popolazione. Nel secondo capitolo, si tenta di spiegare il concetto della disorganizzazione sociale e le sue conseguenze che sono denominati come effetti. Vedremo in questo capitolo i tre fenomeni già soprannominati.
Benché s’ipotizziamo in questo lavoro che esiste la relazione tra disorganizzazione sociale e delinquenza, non si elaboreranno tutte le possibili relazioni tra la disorganizzazione sociale e la delinquenza o disorganizzazione della personalità come è stato elaborato da Thomas e Znanieck (dispensa del professore, p. 68).
Il terzo capitolo riguarda il fenomeno dei ragazzi difficili, e che cosa si può fare come un intervento per aiutargli. Oltre a rieducazione che si può fare, indicheremmo un’iniziativa fatta per tentare di ricuperare questi ragazzi.
Ho avuto un interesse particolare per questo baraccopoli di Korogocho, per due motivi; prima per il nome proprio che nel nostro linguaggio (Kikuyu) il nome significa esattamente la stessa cosa come disorganizzazione, caos e disordine in un luogo. La seconda motivazione è perché ricordo con dolore un ragazzo che studiava con me, poi si è trovato a Korogocho un giorno sei anni fa, ed è stato ucciso da colpi di fuoco della sparatoria tra le forze di ordine e una banda dei delinquenti di Korogocho.
Un limite di questa ricerca personale è che per quanto riguarda la situazione di baraccopoli di Korogocho, non tanta materiale è stata documentata scientificamente degli avvenimenti che succedono ogni giorno. Invece, molto di tutto quello che è stato detto di Korogocho in questo lavoro, è quello che l’autore sa in prima persona e quello che si legge nei giornali quotidiano del paese; che riportando le criminalità (delinquenza) si fa riflettere la situazione dal punto di vista psico-sociologica; una cosa che questo corso mi ha aiutato di fare adesso. Spero che un giorno, ed aver completato i miei studi in questa università, avrò l’opportunità per fare una ricerca profonda sul campo come Korogocho per vedere fino a che punto si può parlare della correlazione tra disorganizzazione sociale e la devianza.
Per ora però, da quello che so, e ho visto, si presuppone che una buona organizzazione (che deve tenere conto anche l’educazione e ri-educazione) sociale potrebbe arrestare la delinquenza.
Korogocho: un caso di disorganizzazione socialeIl caso di Korogocho si fa vedere un po’ di similarità tra quello che dicevano gli autori della Scuola di Chicago nella loro premessa che, “il comportamento sociale assume certe regolarità entro precisi limiti o aree naturali (Vettorato-Caliman, p.66-67). Il concetto di area oscilla tra due accentuazioni; gli aspetti riguardanti la distribuzione del territorio e la sua utilizzazione; e le variabili culturali cioè valori, custodi e stili educativi/ stili di vita.
1.1. Baraccopoli di KorogochoSecondo i dati di UN HABITAT – l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei senza casa, in Kenya esistono circa 199 baraccopoli, da quelle immense come Kibera in Nairobi con i suoi oltre 800 mila abitanti a quelle più piccole con nemmeno 2000 abitanti. Nairobi, la capitale del Kenya, è una delle città del mondo con il maggior numero di baraccati. E' un numero enorme, 2 milioni e mezzo di persone che vivono nel 5% della terra disponibile.
Korogocho è la quarta baraccopoli di Nairobi per grandezza, viene subito dopo altre baracche di; Kibera, Mathare e Mukuru kwa Njenga. E' una delle zone più densamente abitate e instabili tra gli slums di Nairobi. E' un'area di 1,5 kmq situata a pochi chilometri dal centro della città. Al suo interno sopravvivono più di 100.000 persone stipate in baracche di fango e lamiera, quasi sempre prive di energia elettrica, acqua e fognatura.
Korogocho è situata, come molti altri insediamenti non ufficiali, su terreno di proprietà del governo ma la maggioranza delle persone che vi abitano deve pagare l'affitto della baracca. Gran parte delle persone che vivono a Korogocho sono sfollati vittime di precedenti sfratti in altre aree urbane di Nairobi. Korogocho è situata nel distretto di Kasarani nella zona est di Nairobi su terreno in parte di proprietà del governo e in parte di proprietà di privati.
Anche se si tratta di un cosiddetto insediamento informale, la maggior parte dei suoi abitanti, circa l’80% del totale paga un affitto per vivere in condizioni disumane in baracche fatiscenti e prive di tutto. Lo slum confina con la discarica di Dandora dove confluiscono i rifiuti di tutta l’area urbana di Nairobi e che costituisce una risorsa “preziosa” per i numerosi “cercatori” che vivono grazie alla loro attività di recupero e separazione dei rifiuti.
Korogocho è una delle più grandi, tra le numerose baraccopoli di Nairobi, la capitale del Kenya. I residenti non hanno alcun titolo sulla terra dove vivono, hanno soltanto un permesso di occupazione temporanea assegnato dal responsabile del governo per il quartiere. Le baracche sono attaccate le une alle altre, divise soltanto da viottoli angusti che sono, allo stesso tempo, fogna e scolo. Le strade sono impraticabili durante le piogge o estremamente polverose negli altri periodi dell'anno. L'immondizia viene accumulata a lato delle strade dove spesso viene direttamente bruciata. La mancanza di acqua potabile rimane uno dei problemi più gravi di Korogocho, unitamente alla mancanza di infrastrutture, opportunità di lavoro, programmi d'istruzione, elettricità e appropriate misure igieniche. Adiacente alla baraccopoli si trova la collina del mukuru la grande discarica di Nairobi che costituisce una risorsa di sopravvivenza per i molti adulti e bambini che rovistando trovano di che sfamarsi e di che sopravvivere. Chi riesce a sopravvivere deve fare i conti con il problema dell'AIDS e della mancanza di cure mediche adeguate.
In poche parole si può dire che la disorganizzazine sociale di Korogocho è caratterizzato da quella mancanza di ordine, scarsità di servizi sociale e sanitari, mancanza di lavoro e mezzi sufficienti di trasporto, ecc. Tutte queste mancanze hanno creato un situazione di disagio e una classe di gente frustrata che può fare tutto per sopravivere.
1.2. Devianza e disorganizzazione urbanaSimile alla costruzione di una mappa tipica delle grande città studiate dalla Scuola di Chicago, la città di Nairobi è suddivisa in più o meno cinque zone che corrispondono a diverse classe di appartenenza. La città di Nairobi fondato nel 1890, è la casa dei baraccopoli che ospitano circa un milione e mezzo di abitanti sui 4 milioni complessivi. Queste persone che vivono una vita molto dura pur rappresentando un terzo della popolazione urbana, e occupano 1'1,5% del territorio urbano. Brevemente vi indichino la suddivisione della città ed il tipo della classe sociale che si può trovare all’interno di ognuno di queste zone. Per quanto riguarda Korogocho, le baracche, qui, sono attaccate le une alle altre, divise da viottoli dove passano fogne e scoli. L'immondizia è accumulata nelle strade e l'acqua scarseggia. La disoccupazione è altissima, la prostituzione e l'uso di droghe e di alcol anche,ed è frequente che i bambini sniffino colla.
- La zona centrale che è centro di affari e commercio (chiamato CBD – Central Business District).
- La zona delle abitazioni dei ricchi (soprattutto nella parte Ovest di Nairobi chiamato Westlands).
- La zona di abitazioni delle persone di classe media (chiamato South B e South C).
- La zona di abitazioni plurifamiliari per lavoratori negli industrie, fabbriche o che lavorano con governo ma con un reddito non molto alto (Eastlands and Industrial area).
- La periferia di quasi tutti queste zone, dove si trova le slums. (Korogocho, è situata nella periferia di Eastlands). Gli abitanti sone le persone proveniente dalle provincia (campagna) o altre città pensando che nella capitale esistono tante possibilità.
Ora, partendo dal tradizionale paradigma sociologico tendente ad individuare nessi causali tra fatti sociali oggettivi, le condizioni sociali e forme di criminalità, è stato da tempo messo in discussione dall'approccio costruttivista. L'assunto della responsabilità sociale nella genesi della devianza assunto che sostiene sia il discorso specializzato, sia la consapevolezza condivisa intorno a questo fenomeno.
Il contributo della società nel determinare la devianza viene individuato infatti nelle interazioni sociali, negli scambi comunicativi e nelle manipolazioni simboliche attraverso cui un soggetto giunge ad essere considerato e definito deviante dagli altri. La costruzione sociale della devianza non è individuata più in situazioni, contesti e ambienti di vita ma nel valore simbolico, spesso implicito ma fortemente incisivo, di alcune pratiche e forme di comunicazione interpersonale.
Nel Korogocho, come si può attestare dall’informazione ricavata dai dati di polizia o anche dai quotidiani (Daily Nation e East African Standard), è evidente la povertà, il degrado urbano, la disorganizzazione sociale, i conflitti etnici e di classe, la disoccupazione, l'immigrazione, la prossimità con subculture devianti appaiono. Alla fine, tutti questi sono suscettibili di assumere lo statuto di cause del fenomeno anche in funzione del misconoscimento di quelle pratiche come diceva Matza (1969), di percezione selettiva e etichettamento che guidano le forme di controllo sociale.
La maggior parte dei minori che compaiono tra gli arrestati nelle statistiche giudiziarie appartengono effettivamente alle classi sociali più svantaggiate o provengono da aree urbane marginali (East African Standard, Society). Ciò sembrerebbe a prima vista confermare sia l'idea di senso comune sia le ipotesi esplicative più sofisticate che la miseria e il degrado siano cause determinanti del comportamento deviante. Il fatto è che tali statistiche e quindi ogni correlazione causale tra povertà e delinquenza basata su esse, sono viziate all'origine dal misconoscimento dei meccanismi di percezione selettiva che guidano l'individuazione del criminale e di quel conflitto di valori e interessi tra coloro che hanno il potere di attribuire una etichetta e coloro che non hanno le risorse economiche, culturali e sociali per poterla respingere (Lemert, 1981). I giovani delle classi inferiori non sono tanto quelli che commettono più reati quanto quelli che hanno maggiori probabilità di venire arrestati.
L'implicita associazione causale tra delinquenza e povertà preordina inconsapevolmente l'attenzione dei dispositivi di controllo sociale facendo si che questi giovani incorrano più frequentemente degli altri nell'arresto e nell'iter giudiziario conseguente (Avanzini, 1973).
Anche se molte ricerche hanno dimostrato che non esiste una relazione fortemente significativa tra atti delinquenziali e classe sociale del trasgressore e che alcuni reati, come i furti o le aggressioni, vengono commessi con più probabilità da giovani appartenenti alla classe; però la situazione di Korogocho in Nairobi (almeno dal punto di vista di quanto si legge nei giornali del paese, come; Daily Nation, The East African Standard), si può ipotizzare che esiste una forte relazione tra devianza e la classe sociale. Per esempio; il giornale Daily Nation (17 gennaio, 2007) ha portato una storia di sparatoria tra le forze di ordine e quattro persone proveniente dalle baracche di Korogocho. La stessa è stata riportato nel East African Standard dello stesso giorno. Si può ricordare anche un simile incidente accaduto nel 2001, a Korogocho dove un ragazzo (già menzionato nell’introduzione) è stato ucciso. Questi sono alcuni delle avvenimenti di quello che riferiamo qui come la disorganizzazione.
Detto questo si può indicare alcuni effetti di questa disorganizzazione sociale evidenziato dalla situazione di Korogocho. Abbiamo sintetizzato tutto nei termini di vari tipi di ragazzi come vedremmo nei paragrafi successivi.
2. Effetti della disorganizzazione socialeParlare degli effetti della disorganizzazione sociale, si fa ricordare quanto detto nelle teorie della trasmissione dei valori soprattutto quella di Shaw e McKay (citati nel Vettorato-Caliman, 2006-2007), che partono dalla constatazione dell'esistenza di valori tipici nell'area socialmente disorganizzata e si pongono, essenzialmente, il problema della trasmissione di questi valori. Secondo questa teoria;
- Le giovani generazioni apprendono entro lo slum i modelli devianti, che vi sono diffusi assieme ad altri modelli conformi e legittimi. L'apprendimento sembra dapprima propiziato da motivazioni prevalentemente ludiche, cioè dalla curiosità, dal bisogno di sperimentare qualcosa di nuovo o di diverso dalla routine quotidiana, ecc.
- In un secondo momento le condotte devianti vengono sostenute da motivazioni di carattere utilitarista e infine si trasformano in condotte professionalizzate.
- Rimane però scoperto il problema essenziale del "perché" di una tradizione culturale deviante in alcuni quartieri urbani piuttosto che in altri.
Una delle realtà più evidente della disorganizzazione sociale nel caso di Korogocho, è il fenomeno dei bambini di strada che per lungo tempo è stata una cosa vergognosa da vedere nella capitale di una repubblica che proclama di essere sovrana. Questa realtà oltre a indicare la disorganizzazione sociale; denuncia la rottura o la disgregazione della famiglia, per noi che concepiamo la famiglia come un luogo primaria dove i bambini vengono socializzati, o inseriti nella vita (nel senso dei valori positivi) della società. Questa rottura significa anche una carenza di cure parentali, e molto probabilmente la precipitazione della famiglia ed i suoi membri ad una subcultura criminale.
Come diceva Ardigò (1977) la presenza in essa di soggetti che hanno già intrapreso una carriera deviante sono tutte condizioni che pur creando attorno al minore una situazione esistenziale indubbiamente suscettibile di essere vissuta come difficile, non hanno un significato univoco e in questo senso non implicano una evoluzione necessaria del minore in una direzione predeterminabile.
Tra le condizioni familiari e il comportamento di uno dei suoi membri si collocano infatti le elaborazioni e interpretazioni soggettive in base a cui il minore attribuisce un proprio significato a quelle condizioni di esistenza. Un significato che, per quanto costretto entro le forme di una situazione data, è sempre frutto di una mediazione tra esse, l'attività interpretativa del soggetto e le dinamiche interpersonali che a partire da questa mediazione si stabiliscono all'interno della famiglia. I fattori familiari come d'altra parte quelli biologici o psicologici, non sono cause del comportamento deviante ma realtà suscettibili di essere investite di senso dal soggetto e da chi lo circonda. Ed è l'individuazione del particolare significato ad esse accordato che permette di cogliere le ragioni del passaggio ad un certo tipo di agire. Vediamo ora una triade di tipologia dei ragazzi che si può attendere a trovare nel Korogocho. Ipotizziamo questa perché al nostro parere la situazione delle baracche come questa di Korogocho costituisce un fattore di rischio che può favorire un disadattamento dei ragazzi e alla fine anche favorire delinquenza.
2.1.
I ragazzi a rischioUna prima categoria di minori che si può trovare in Korogocho, è quella dei cosiddetti “ragazzi a rischio”. Si tratta di ragazzi che vivono in situazioni caratterizzate da carenze di ordine materiale o relazionale. L'ordine materiale delle loro esperienze di formazione rimanda a condizioni di povertà, di insicurezza economica, di disagio abitativo e più in generale ad una esistenza vissuta in un contesto sociale profondamente degradato.
L'ordine relazionale di tali carenze rimanda invece a particolari situazioni o storie familiari: forme di rifiuto o di abbandono più o meno consapevolmente messe in atto dai genitori o da altri componenti del nucleo familiare, forme di vera e propria disgregazione della famiglia causa della disorganizzazione sociale, ma anche presenza di figure di riferimento poco adeguate o suscettibili di diventare modelli di comportamento tendenti alla devianza (Bowby, 1992). Questo genere di condizioni che fanno da sfondo all'esperienza evolutiva del bambino o del ragazzo sono in genere considerate come fonti di un disagio sociale collocato essenzialmente nel futuro.
L'immagine del ragazzo a rischio (di emarginazione, di devianza, di disturbi della personalità) è infatti centrata sull'idea che lo sviluppo di un soggetto in età evolutiva sia qualcosa di largamente prevedibile: un certo futuro del ragazzo si profila come altamente probabile in nome di un collegamento con il passato e con il presente fatto di concatenazioni causali definite per quanto non sempre esplicite o facili da cogliere.
Questo assunto legittima l'attenzione sociale verso quei ragazzi e il dispiegamento di un intervento educativo che ha valore eminentemente preventivo. Il fatto è che l'individuazione di precise catene di eventi che condurrebbero ad una condizione di devianza – catene la cui interruzione eviterebbe l'occorrere di tale condizione – è sempre estremamente problematica e segnata da incertezze.
In campo educativo non si danno concatenazioni di eventi a priori definibili come cause di un certo comportamento: i percorsi attraverso cui alcuni minori giungono ad una condizione di disagio sociale o psicologico si rivelano irriducibili ad un modello di rischio costruito su criteri sufficientemente discriminanti da permettere previsioni sostenibili.
Sul piano di un sedimentato sapere condiviso, l'immagine del “ragazzo a rischio” è il residuo di quell'approccio al problema della devianza minorile che tendeva ad individuare un nesso causale tra determinate caratteristiche ambientali e tasso di criminalità. Le aree urbane (come Korogocho) caratterizzate da un alto tasso di disoccupazione, degrado abitativo, insufficienza di servizi, installazione precaria di immigrati costituirebbero «aree naturali della delinquenza» (Park, 1925; Shaw-McKay, 1969).
I ragazzi che le abitano sarebbero con molta probabilità destinati ad una carriera delinquente. In effetti la maggior parte dei ragazzi che vengono denunciati o arrestati provengono da aree urbane marginali. Ma questo non significa affatto che tali aree siano più “a rischio” di altre. Significa solo che chi proviene da esse ha maggiori probabilità di venire arrestato.
2.2. I ragazzi disadattiUn'altra categoria di minori, in genere individuata come destinataria di interventi rieducativi, è quella dei ragazzi disadattati. Si tratta di quei casi in cui il luogo della difficoltà non è più individuato solo in vita (materiale e relazionale) del ragazzo ma nella sua assunzione di atteggiamenti o moduli comportamentali più o meno sistematicamente disadattivi.
Sono adolescenti o preadolescenti che in risposta a situazioni percepite come dolorose o anche solo critiche, in risposta a condizioni di vita educativamente inadeguate, hanno consolidato atteggiamenti tendenzialmente lesivi di sé o del contesto in cui vivono. Le reazioni messe in atto come risposta ad una certa interpretazione del proprio mondo relazionale oscillano dall'assunzione di atteggiamenti svalutativi o oppositivi (senso permanente di fallimento, rivendicazione continua di una fittizia autonomia, ecc...) alla messa in atto di comportamenti definibili come irregolari (fughe da casa, abbandono della scuola, piccoli furti, reazioni aggressive nei confronti di cose o persone, ecc...). Anche in questi casi, a volte della condizione di «disadattamento» e dei comportamenti che la possono connotare, è possibile riconoscere una difficoltà a percepirsi come soggetto, riconducibile, in ultima analisi, a carenze di ordine educativo.
2.3. I ragazzi delinquentiSappiamo bene dal corso di Psicopatologia della devianza che, un riferimento obbligato a tutte quelle persone che hanno infranto le norme del codice sociale o anche penale vengono per questo definiti delinquenti. Il caso di Korogocho vede che quasi ogni giorno, qualcuno (ragazzi inclusi) ha a che fare con le forze dell’ordine o della giustizia. Il ragazzo che ha a che fare, a vario titolo, con la giustizia si trova indubbiamente in una situazione di difficoltà del tutto peculiare al di là del tipo di risposta che l'apparato giudiziario stabilisce nei suoi confronti. Il solo fatto di incorrere nell'arresto e di attraversare l'iter che questo comporta costituiscono esperienze cui è socialmente attribuito un significato profondamente degradante.
L'incontro con l'apparato giudiziario e le forze dell’ordine, può essere pensato, infatti, come uno dei luoghi dell'interazione sociale in cui la devianza di un individuo è costruita anche in funzione di un processo di definizione e, in questo senso, esso può segnare l'inizio di una vera e propria forma di devianza secondaria (Lemert, 1951). Senza voler sottovalutare l'incidenza specifica che tale esperienza esercita sul minore, resta il fatto che l'aver commesso un reato non è una condizione pedagogicamente abbastanza saliente da giustificare la costruzione di una categoria definita di ragazzi difficili.
Collocandosi e definendosi in opposizione alla società civile, il gruppo stabilisce norme, valori e regole di interpretazione del mondo entro cui l'attività illegale acquista una sorta di legittimazione. Gli adolescenti o i preadolescenti che entrano a far parte di questi circuiti non scelgono l'attività criminale o paracriminale in relazione ad una visione del mondo soggettiva e idiosincratica, né come puro mezzo per ottenere dei beni che sono tali prima di tutto per loro, ma per l'appunto come uno stile di vita inscritto in un modello condiviso della realtà.
Si vede in Korogocho anche quelle che sembrerebbe un tipo di famiglia nel quale i ragazzi sono nati. In certe casi, anche per il perseguimento illegale del profitto economico, i ragazzi sono impiegati anche a commettere qualche reati o trafficare la droga. È solo un aspetto di questo modello puntellato, per altro, da una serie di elementi focali individuabili. A proposto di questo, si può individuare i seguenti punti importanti che sono anche applicabili a questi ragazzi che in questo caso riferiti come delinquenti:
- Forte senso di appartenenza ad un nucleo familiare (più o meno allargato) percepito come riferimento incondizionato
- collocazione riconosciuta di tale nucleo all'interno di una rete di rapporti sociali stabili e forti
- collocazione istituita e mantenuta attraverso un regime contrattuale che lega indissolubilmente il nucleo e chi ne fa parte ad una serie di obblighi,
- percezione della funzione stabilizzante di questo contratto che garantisce all'individuo e al suo gruppo familiare di poter contare su una rete fatta di protezione, appoggio e solidarietà
- valorizzazione delle capacità individuali – sorta di investitura da parte del mondo degli adulti – che si intreccia costantemente con il senso di far parte di una “comunità” in cui il destino di tutti sovraordina quello individuale,
- la ritualizzazione quasi iniziativa dell'appartenenza, più o meno marginale, all'organizzazione.
L'attività criminale messa in atto dal bambino o dall'adolescente, inserendosi in questo più vasto modello culturale, diventa il contributo personale al mantenimento di quello stesso modello in cui trova, peraltro, la sua motivazione e la sua giustificazione. Più che di avere proprie carenze o limiti educativi la condizione di questi ragazzi deriva da un'esperienza di vita caratterizzata da processi formativi efficaci ma sistematicamente orientati alla costruzione di una esistenza che si oppone ai modelli che circolano in seno alla società civile. Questi ragazzi si rivelano, in ultima analisi, portatori di una visione del mondo solida, internamente integrata, la cui validità è continuamente confermata dalla condivisione della sua efficacia con il gruppo di riferimento, ma sempre nel senso negativo, e quindi riferito qui come delinquenti.
3. Iniziativa del GovernoSi tratta dello sforzo del governo che sta cercando di affrontare questa problema delle baracche, perché l’esperienza di Nairobi finora ha mostrato che esiste una forte correlazione tra le baracche e la delinquenza. Non c’è dubbio in Nairobi oggi che anche il problema dell’insicurezza e criminalità (un tipo di delinquenza), è dovuto da molto disoccupati e meno – educati che vivono in queste situazioni sociali disorganizzati. Nei prossimi tre paragrafi, brevemente vediamo quello che il governo sta facendo.
3.1. Progetto di auto-sostegnoDa oltre 10 anni all'interno dello slum è nato il Bega kwa Bega. Si tratta di un gruppo di cooperative formato da persone che si dedicano alla produzione di prodotti artigianali di varia natura alla ricerca di una via di uscita dalla disperata situazione della baraccopoli. Queste pagine sono un tentativo di documentare le lotte, le sconfitte e le vittorie degli abitanti di Korogocho che quotidianamente cercano di sopravvivere e di costruire un domani migliore per loro e per le loro famiglie.
3.2. Forum mondialeAllo stesso tempo non si dimentica che a Nairobi si dedicherà, da 20/01/07, il Forum sociale mondiale che, tra altre cose affronterà il problema delle baracche, si aprirà a Nairobi, in Kenya. E non c'è luogo più adatto di quello, per parlarne, dato li che A 72% degli abitanti nelle città africane vive in questi malsani e pericolosi insediamenti. Una percentuale altissima e in costante, vertiginosa crescita: ogni anno gli abitanti degli slums crescono del 10%, secondo i dati di UN HABITAT. Le baracche qui, sono attaccate le une alle altre, divise da viottoli dove passano fogne e scoli. L'immondizia è accumulata nelle strade e l'acqua scarseggia (Daily Nation e East African Standard, 18/01/07).
3.3. Educazione e rieducazioneL'attenzione dei servizi educativi e del controllo sociale seleziona i suoi destinatari anche in base a quell'immagine prototipica di “ragazzo a rischio” che essa, in modo circolare, contribuisce a costruire. Quella del ragazzo che provenendo da ambienti marginali caratterizzati da degrado sociale o relazionale sarebbe più a rischio di altri, è alla fine una immagine che non corrisponde tanto ad una realtà quanto ad una percezione sociale di essa. Però riteniamo che sarebbe molto utile di iniziare progetti educativi destinati non soltanto ai “ragazzi a rischio”, ma anche agli adulti. Da una parte, il governo di Kenya ha iniziato i progetti di genere che sta provando di ricuperare i ragazzi provenienti dalle baracche.
Conclusione Non vi è abbondanza di studi a livello nazionale sulla disorganizzazione sociale come fattore di devianza. Non si riesce, se non a mostrare come in paesi in via di sviluppo vi siano le premesse per una maggior espansione della devianza, in parallelo a quanto si è osservato a proposto delle baracche o di città e regioni caratterizzati da forte transizione sociale. La correlazione statistica tra devianza e gradi di sviluppo industriale e urbano non sembra però provare più di una concomitanza dei due fenomeni e non certo la loro dipendenza causale (che non è esclusa). Sarà solo dalla considerazione delle connessioni strutturali tra tipo di società e devianza che si potrà dire qualcosa di meglio su questo punto.
Nonostante questo però non si può ignorare la situazione del Korogocho che tende a stabilire una forte correlazione tre disorganizzazione sociale (baracche) e la devianza. Come detto prima, questa è un area che mi interessa di indagare in profondità in futuro.
BibliografiaArdigò A., (1977) Giustizia minorile e Famiglia, Patron Editore, Bologna
Avanzini G., (1973), Adolescenza, Edizione, Dehoniane, Napoli
Bowlby J,. (1992), Attaccamento e Perdita, Bollati Boringhieri
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Lemert E., (1981), Devianza, problemi sociali e forme di controllo, A Giuffrè, Milano.
Matza D., (1969), Becoming Deviant, Engelwood Cliffs, Prentice Hall, New Jersey.
Park R., (1929), The City, University of Chicago press, Chicago.
Pranzini V., (1978), Giovani in carcere, Roma, Armando.
Shaw C. R., - McKay H. D., Juvenile delinquency and urban areas, University of Chicago Press, Chicago.
Vettorato G – Caliman G., (2006-2007), Appunti di Psicosociologia della devianza, Pro-manuscritto, Roma.
Altri
Daily Nation (Giornale)
East African Standard (Giornale)
Karibu Kenya, December 2005 (Giornale dell’Ambasciata di Kenya in Italia)
UN HABITAT Report