Becker prima studente e poi sociologo di distacco nella famosa “scuola di Chicago” (nel campo applicativo). Becker è un rappresentante significativo della Sociologia americana, particolarmente sull’argomento di grande interesse della devianza, dell’interazionismo simbolico e della teoria dell’etichettamento. Il suo metodo di analisi mostra che non basta la tradizionale oggettività. Ma la partecipazione e l’empatia sono necessarie per penetrare nell’universo simbolico che si vuole descrivere.
I temi importanti dell’opera sono: la precisazione teorica della devianza; “l’iniziazione” alla devianza; la morale le norme (sua creazione e applicazione); interpretazione della teoria dell’etichettamento.
Quelli che, a me, interessano di più sono: la precisazione teorica di questa realtà complessa (definizione), le norma e le loro applicazioni, il ruolo degl’imprenditori morali, per arrivare ad una sintesi che ci aiuti, come educatori, a capire il perché, il come, a comprendere e provare di intervenire efficacemente alla complessità di tali problemi sociali.
1. Definizione di devianza:
Diversi gruppi giudicano cose diverse come devianti. Quindi, il primo problema è costruire una definizione della devianza. Questa è vista per alcuni, in senso statistico: come qualunque cosa troppo diversa dalla media. Per altri, come qualcosa essenzialmente patologica: medicina; altri ancora come la mancanza di obbedienza alle norme accettate dalla società.
La devianza è presa come una creazione della società. I gruppi sociali creano la devianza istituendo norme la cui infrazione costituisce la devianza stessa, attribuendo l’etichetta di outsiders (agli infrattori). E’ una conseguenza della reazione degli altri. Un atto sarà considerato deviante secondo la reazione degli altri. La questione è che la reazione degli altri deve essere vista come problematica. Che un atto sia considerato deviante, dipende anche, da due altri fattori: chi lo commette e chi si sente leso.
La devianza è fondamentalmente una etichetta sociale; non è una qualità che consiste nel comportamento stesso, ma nell’interazione tra la persona che commette un atto e coloro che reagiscono ad esso.
La devianza si considera frutto della soggettività e ambiguità delle norme, e queste norme sociali sono, in genere, create da specifici gruppi sociali. I comportamenti in società non sono uguali perché la società è eterogenea. Imporre le norme è una questione di potere economico e politico di certi gruppi ( uomini ricchi, adulti, nord…).
2. Le Norme e la loro Applicazione
Ci sono gruppi di persone che elaborano le norme alle quali gli outsiders non si conformano. E’ più comune che le norme vengano applicate soltanto quando qualcosa ne provoca l’applicazione. Per questo è necessario che qualcuno prenda l’iniziativa di fare il presunto colpevole, quando coloro che la desiderano portano pubblicamente l’infrazione all’attenzione degli altri ( l’interessi personali li stimolano a prendere l’iniziativa per l’applicazione).
Il processo di applicazione di una norma varia in relazione alla struttura sociale. Il problema dell’applicazione della norma diventa più complesso quando la situazione è costituita da alcuni gruppi in competizione perché gli interessi da soddisfare sono più numerosi. In queste circostanze, l’accesso ai canali di informazione diventa una variabile importante, e coloro i cui interessi richiedono che le norme non vengano infrante cercano di impedire la diffusione delle notizie sulle infrazioni. Infatti, può essere che il pubblico ministero non voglia applicare la norma per molte ragioni oppure interessi. Il potere dei diversi gruppi determina la applicazione oppure la non applicazione di una norma.
Le norme derivano dei valori, ma i valori non sono utili nell’orientare il comportamento in situazioni concrete. Le persone trasformano i valori in norme specifiche. Le norme dovrebbero essere precise ma la maggior parte delle norme non lo sono, perché i valori sono ambigui e generali. Inoltre, a meno che una situazione problematica non spinga qualcuno a farlo, le norme non verranno dedotte da valori. Ancora una volta, norme dedotte di un stesso valore potrebbero essere in conflitto. E’ visto che una norma può soddisfare un interesse e tuttavia essere in conflitto con altri interessi del gruppo che la crea, di solito si procede con cura alla sua elaborazione, in modo da assicurarsi soltanto gli effetti attesi e nessun altro.
Le norme possono essere informali o formali (legali – più precise). Ma la finalità e la piena realizzazione della norma è la sua applicazione in casi particolari a persone particolari.
Però, la norma può essere anche creata per servire l’interesse di qualcuno e può essere trovata una giustificazione in qualche valore generale… Dato che i valori generali costituiscono la base dalla quale vengono dedotte delle leggi specifiche, dobbiamo cercare la persona che opera affinché avvenga questo processo di deduzione. Dobbiamo cercare chi si occupa di vigilare che le norme siano applicate e rispettate, di colui che chiameremo “imprenditore di morale”, delle circostanze in cui appare, e del modo in cui applica il suo spirito imprenditoriale.
3. L’imprenditori Morali
Le norme sono il prodotto dell’iniziativa di qualcuno e possiamo considerare che si cimentano in tali imprese degli imprenditori morali. Due tipi: chi crea la legge e chi la fa applicare.
Il prototipo è il crociato morale delle riforme. Questo, spesso si considera più giusto e virtuoso degli altri. Si crede di avere una missione sacra. Interessati ad imporre agli altri la propria morale. Altri hanno un forte carattere umanitario e credono che sarà un bene per loro ciò che è giusto. Appartengono ai livelli superiori della struttura sociale. Si preoccupa più ai fini che ai mezzi. Anche si fa aiutare d’un esperto e lascia ad altri il compito di curarne l’applicazione.
Il destino delle crociate morali può trionfare e può fallire. Se trionfa suppone la creazione di una nuova legge, ma anche lascia il crociato senza missione. Quando questa preoccupazione ha diventato una occupazione e si ha prodotto una grande organizzazione è probabile che cerche una nuova causa. Le crociate senza successo possono scegliere tra due linee: da una parte, possono semplicemente rinunciare alla loro missione originale e concentrarsi sul mantener ciò che rimane dell’organizzazione che è stata costruita. Da altra parte, il movimento in fallimento può aderire rigidamente ad una missione sempre meno popolare, “moralizzatori in pensione”. Pochi crociati hanno successo, ma qualunque scoprono un gusto per le crociate e vanno alla ricerca di nuovi problemi da attaccare, altri lasciano perdere la loro missione e altri diventano loro stessi outsider per la sua eccentricità.
Con la nuova legge viene instaurato un nuovo insieme di agenzie e funzionari per l’applicazione. Con l’instaurazione di queste organizzazioni specifiche, la crociata si istituzionalizza.
Vediamo le motivazioni e gli interessi della polizia, gli incaricati a far osservare la legge. Gli agenti possono non essere interessati al momento de la legge in quanto tale, ma solo al fatto che l’esistenza della stessa gli fornisce un lavoro, una professione, una ragione di essere. Poiché chi fa applicare certe leggi trova in questa occupazione la sua ragione di vita, due interessi condizionano la sua attività: primo, deve giustificare l’esistenza della sua occupazione e, secondo, deve guadagnare il rispetto di quelli con cui ha che fare.
I rappresentanti della legge, poi, rispondono alla pressione della propria situazione di lavoro, applicano le leggi e creano gli outsiders in modo selettivo. I tutori dell’ordine possono avere dei problemi con chi crea le norme a causa della loro mancanza di fervore e del loro approccio abitudinario nell’affrontare il male. L’imprenditore morale, dietro la cui istanza fu istituita la norma, entra di nuovo in scena per dire che l’esito dell’ultima crociata non è stato soddisfacente, o che i miglioramenti precedentemente ottenuti sono stati compromessi e perduti.
4. Devianza e iniziativa: una sintesi:
In conclusione, la devianza, secondo Becker, è una trasgressione pubblicamente etichettata. E’ sempre il risultato dell’iniziativa di qualcuno. Prima che qualsiasi atto possa essere visto come deviante, e prima che qualsiasi categoria di persona possa essere etichettata e trattata come outsider per aver commesso un atto, qualcuno deve aver instaurato la norma che definisce questo atto come deviante. Le regole non nascono spontaneamente. Anche se un’attività può essere oggettivamente dannosa per il gruppo in cui avviene, il danno deve venire scoperto e messo in evidenza. Le persone devono essere indotte a pensare che sarebbe necessario fare qualcosa. Qualcuno può richiamare l’attenzione del pubblico su questi problemi, fornire la spinta necessaria per raggiungere l’obiettivo e, una volta svegliate queste energie, convogliarle nella direzione adatta perché venga creata una norma. In senso lato la devianza è il prodotto di un’iniziativa: senza questa iniziativa destinata a creare le norme, la devianza, che consiste nell’infrangerle, non potrebbe esistere.
La devianza è il prodotto di un’iniziativa anche in un senso più stretto e particolare. Una volta entrata in vigore, una norma deve essere applicata a delle persone particolari prima che l’astratta categoria degli outsiders creata dalla norma possa popolarsi. I trasgressori devono essere scoperti, identificati, arrestati e condannati. Naturalmente questa incombenza spetta ai professionisti del far rispettare le norme che, applicando leggi già esistenti, creano i devianti particolari che la società vede come outsiders. E’ interessante il fatto che la maggior parte della ricerca e della teorizzazione scientifica sulla devianza si occupi delle persone che infrangono le norme piuttosto che di quelle che le istituiscono e le fanno applicare. Se vogliamo raggiungere una totale comprensione del comportamento deviante, dobbiamo mettere sulla bilancia queste due possibili direzioni dell’indagine. Dobbiamo vedere la devianza, e gli outsiders che personificano questo concetto astratto, come una conseguenza di un processo di interazione tra persone: alcune, nel servizio dei propri interessi, elaborano e fanno applicare delle norme che colpiscono altre persone che, nel servizio dei propri interessi, hanno commesso degli atti etichettati come devianti.
Opinione personale
Si deve riconoscere la rilevanza e l’originalità dell’indagine svolta per Becker nello studio della Sociologia, e soprattutto nell’ambito della devianza. Si può considerare vero, che, in un modo generale, la società crea le condizioni fertili per la devianza, o sia l’etichettamento è una marca creata dalla società. Molte volte, un atteggiamento sbagliato ci tenta a vedere i devianti come colpevoli del proprio comportamento, quando la società è la vera responsabile e forse la colpevole…
Comunque non si devono dimenticare altri aspetti, non sociali che hanno un influsso rilevante nel comportamento delle persone nel confronto con la stessa società. Cosi non si deve dimenticare che ci sono proprio patologie comportamentali o anomalie congenite, che non dipendono dalla società, ma che portano anche alla devianza.
La devianza è una realtà talmente complessa che non si può definire o capire solo con una opinione o una prospettiva. C’è una rete di fattori, a volte difficili di spiegare, alla base di ogni comportamento deviante. E’ proprio L’interazionismo di cui anche Becker ha svolto tanti sforzi d’indagine.
I temi importanti dell’opera sono: la precisazione teorica della devianza; “l’iniziazione” alla devianza; la morale le norme (sua creazione e applicazione); interpretazione della teoria dell’etichettamento.
Quelli che, a me, interessano di più sono: la precisazione teorica di questa realtà complessa (definizione), le norma e le loro applicazioni, il ruolo degl’imprenditori morali, per arrivare ad una sintesi che ci aiuti, come educatori, a capire il perché, il come, a comprendere e provare di intervenire efficacemente alla complessità di tali problemi sociali.
1. Definizione di devianza:
Diversi gruppi giudicano cose diverse come devianti. Quindi, il primo problema è costruire una definizione della devianza. Questa è vista per alcuni, in senso statistico: come qualunque cosa troppo diversa dalla media. Per altri, come qualcosa essenzialmente patologica: medicina; altri ancora come la mancanza di obbedienza alle norme accettate dalla società.
La devianza è presa come una creazione della società. I gruppi sociali creano la devianza istituendo norme la cui infrazione costituisce la devianza stessa, attribuendo l’etichetta di outsiders (agli infrattori). E’ una conseguenza della reazione degli altri. Un atto sarà considerato deviante secondo la reazione degli altri. La questione è che la reazione degli altri deve essere vista come problematica. Che un atto sia considerato deviante, dipende anche, da due altri fattori: chi lo commette e chi si sente leso.
La devianza è fondamentalmente una etichetta sociale; non è una qualità che consiste nel comportamento stesso, ma nell’interazione tra la persona che commette un atto e coloro che reagiscono ad esso.
La devianza si considera frutto della soggettività e ambiguità delle norme, e queste norme sociali sono, in genere, create da specifici gruppi sociali. I comportamenti in società non sono uguali perché la società è eterogenea. Imporre le norme è una questione di potere economico e politico di certi gruppi ( uomini ricchi, adulti, nord…).
2. Le Norme e la loro Applicazione
Ci sono gruppi di persone che elaborano le norme alle quali gli outsiders non si conformano. E’ più comune che le norme vengano applicate soltanto quando qualcosa ne provoca l’applicazione. Per questo è necessario che qualcuno prenda l’iniziativa di fare il presunto colpevole, quando coloro che la desiderano portano pubblicamente l’infrazione all’attenzione degli altri ( l’interessi personali li stimolano a prendere l’iniziativa per l’applicazione).
Il processo di applicazione di una norma varia in relazione alla struttura sociale. Il problema dell’applicazione della norma diventa più complesso quando la situazione è costituita da alcuni gruppi in competizione perché gli interessi da soddisfare sono più numerosi. In queste circostanze, l’accesso ai canali di informazione diventa una variabile importante, e coloro i cui interessi richiedono che le norme non vengano infrante cercano di impedire la diffusione delle notizie sulle infrazioni. Infatti, può essere che il pubblico ministero non voglia applicare la norma per molte ragioni oppure interessi. Il potere dei diversi gruppi determina la applicazione oppure la non applicazione di una norma.
Le norme derivano dei valori, ma i valori non sono utili nell’orientare il comportamento in situazioni concrete. Le persone trasformano i valori in norme specifiche. Le norme dovrebbero essere precise ma la maggior parte delle norme non lo sono, perché i valori sono ambigui e generali. Inoltre, a meno che una situazione problematica non spinga qualcuno a farlo, le norme non verranno dedotte da valori. Ancora una volta, norme dedotte di un stesso valore potrebbero essere in conflitto. E’ visto che una norma può soddisfare un interesse e tuttavia essere in conflitto con altri interessi del gruppo che la crea, di solito si procede con cura alla sua elaborazione, in modo da assicurarsi soltanto gli effetti attesi e nessun altro.
Le norme possono essere informali o formali (legali – più precise). Ma la finalità e la piena realizzazione della norma è la sua applicazione in casi particolari a persone particolari.
Però, la norma può essere anche creata per servire l’interesse di qualcuno e può essere trovata una giustificazione in qualche valore generale… Dato che i valori generali costituiscono la base dalla quale vengono dedotte delle leggi specifiche, dobbiamo cercare la persona che opera affinché avvenga questo processo di deduzione. Dobbiamo cercare chi si occupa di vigilare che le norme siano applicate e rispettate, di colui che chiameremo “imprenditore di morale”, delle circostanze in cui appare, e del modo in cui applica il suo spirito imprenditoriale.
3. L’imprenditori Morali
Le norme sono il prodotto dell’iniziativa di qualcuno e possiamo considerare che si cimentano in tali imprese degli imprenditori morali. Due tipi: chi crea la legge e chi la fa applicare.
Il prototipo è il crociato morale delle riforme. Questo, spesso si considera più giusto e virtuoso degli altri. Si crede di avere una missione sacra. Interessati ad imporre agli altri la propria morale. Altri hanno un forte carattere umanitario e credono che sarà un bene per loro ciò che è giusto. Appartengono ai livelli superiori della struttura sociale. Si preoccupa più ai fini che ai mezzi. Anche si fa aiutare d’un esperto e lascia ad altri il compito di curarne l’applicazione.
Il destino delle crociate morali può trionfare e può fallire. Se trionfa suppone la creazione di una nuova legge, ma anche lascia il crociato senza missione. Quando questa preoccupazione ha diventato una occupazione e si ha prodotto una grande organizzazione è probabile che cerche una nuova causa. Le crociate senza successo possono scegliere tra due linee: da una parte, possono semplicemente rinunciare alla loro missione originale e concentrarsi sul mantener ciò che rimane dell’organizzazione che è stata costruita. Da altra parte, il movimento in fallimento può aderire rigidamente ad una missione sempre meno popolare, “moralizzatori in pensione”. Pochi crociati hanno successo, ma qualunque scoprono un gusto per le crociate e vanno alla ricerca di nuovi problemi da attaccare, altri lasciano perdere la loro missione e altri diventano loro stessi outsider per la sua eccentricità.
Con la nuova legge viene instaurato un nuovo insieme di agenzie e funzionari per l’applicazione. Con l’instaurazione di queste organizzazioni specifiche, la crociata si istituzionalizza.
Vediamo le motivazioni e gli interessi della polizia, gli incaricati a far osservare la legge. Gli agenti possono non essere interessati al momento de la legge in quanto tale, ma solo al fatto che l’esistenza della stessa gli fornisce un lavoro, una professione, una ragione di essere. Poiché chi fa applicare certe leggi trova in questa occupazione la sua ragione di vita, due interessi condizionano la sua attività: primo, deve giustificare l’esistenza della sua occupazione e, secondo, deve guadagnare il rispetto di quelli con cui ha che fare.
I rappresentanti della legge, poi, rispondono alla pressione della propria situazione di lavoro, applicano le leggi e creano gli outsiders in modo selettivo. I tutori dell’ordine possono avere dei problemi con chi crea le norme a causa della loro mancanza di fervore e del loro approccio abitudinario nell’affrontare il male. L’imprenditore morale, dietro la cui istanza fu istituita la norma, entra di nuovo in scena per dire che l’esito dell’ultima crociata non è stato soddisfacente, o che i miglioramenti precedentemente ottenuti sono stati compromessi e perduti.
4. Devianza e iniziativa: una sintesi:
In conclusione, la devianza, secondo Becker, è una trasgressione pubblicamente etichettata. E’ sempre il risultato dell’iniziativa di qualcuno. Prima che qualsiasi atto possa essere visto come deviante, e prima che qualsiasi categoria di persona possa essere etichettata e trattata come outsider per aver commesso un atto, qualcuno deve aver instaurato la norma che definisce questo atto come deviante. Le regole non nascono spontaneamente. Anche se un’attività può essere oggettivamente dannosa per il gruppo in cui avviene, il danno deve venire scoperto e messo in evidenza. Le persone devono essere indotte a pensare che sarebbe necessario fare qualcosa. Qualcuno può richiamare l’attenzione del pubblico su questi problemi, fornire la spinta necessaria per raggiungere l’obiettivo e, una volta svegliate queste energie, convogliarle nella direzione adatta perché venga creata una norma. In senso lato la devianza è il prodotto di un’iniziativa: senza questa iniziativa destinata a creare le norme, la devianza, che consiste nell’infrangerle, non potrebbe esistere.
La devianza è il prodotto di un’iniziativa anche in un senso più stretto e particolare. Una volta entrata in vigore, una norma deve essere applicata a delle persone particolari prima che l’astratta categoria degli outsiders creata dalla norma possa popolarsi. I trasgressori devono essere scoperti, identificati, arrestati e condannati. Naturalmente questa incombenza spetta ai professionisti del far rispettare le norme che, applicando leggi già esistenti, creano i devianti particolari che la società vede come outsiders. E’ interessante il fatto che la maggior parte della ricerca e della teorizzazione scientifica sulla devianza si occupi delle persone che infrangono le norme piuttosto che di quelle che le istituiscono e le fanno applicare. Se vogliamo raggiungere una totale comprensione del comportamento deviante, dobbiamo mettere sulla bilancia queste due possibili direzioni dell’indagine. Dobbiamo vedere la devianza, e gli outsiders che personificano questo concetto astratto, come una conseguenza di un processo di interazione tra persone: alcune, nel servizio dei propri interessi, elaborano e fanno applicare delle norme che colpiscono altre persone che, nel servizio dei propri interessi, hanno commesso degli atti etichettati come devianti.
Opinione personale
Si deve riconoscere la rilevanza e l’originalità dell’indagine svolta per Becker nello studio della Sociologia, e soprattutto nell’ambito della devianza. Si può considerare vero, che, in un modo generale, la società crea le condizioni fertili per la devianza, o sia l’etichettamento è una marca creata dalla società. Molte volte, un atteggiamento sbagliato ci tenta a vedere i devianti come colpevoli del proprio comportamento, quando la società è la vera responsabile e forse la colpevole…
Comunque non si devono dimenticare altri aspetti, non sociali che hanno un influsso rilevante nel comportamento delle persone nel confronto con la stessa società. Cosi non si deve dimenticare che ci sono proprio patologie comportamentali o anomalie congenite, che non dipendono dalla società, ma che portano anche alla devianza.
La devianza è una realtà talmente complessa che non si può definire o capire solo con una opinione o una prospettiva. C’è una rete di fattori, a volte difficili di spiegare, alla base di ogni comportamento deviante. E’ proprio L’interazionismo di cui anche Becker ha svolto tanti sforzi d’indagine.
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